Mussolini scrive di Claretta ….

Mussolini scrive riguardo alla sua amante Claretta Petacci: “i suoi occhi erano come quelli del gatto cambiavano colore, l’amore è il più caldo dono che Dio ha dato all’uomo”. E’ una delle anticipazioni di un libro di prossima pubblicazione sui diari segreti del Duce di Marcello dell’Utri in occasione di un convegno del circolo del Buon Governo Irpinia presieduto dall’onorevole Marco Pugliese tenutosi a Torella dei Lombardi in provincia di Avellino.

Come è noto, i presunti diari di Mussolini sono gelosamente custoditi dal senatore dell’Utri che ne ha tratto un libro dal titolo “I diari inediti di Mussolini” che andrà in stampa presumibilmente verso la fine di quest’anno. Il Mussolini che esce fuori dagli scritti è molto diverso da quello che una Storia di parte ci ha tramandato.

Ma i diari in possesso a dell’Utri sono autentici? Il senatore del PdL, incalzato dal giornalista di RaiDue Luciano Guelfi, chiarisce: “Se fossero falsi sarebbe stato un genio l’autore. Ci sono episodi della vita che nessuno poteva conoscere annuncia Dell’Utri e questa confidenza è stata fatta direttamente da Romano Mussolini. Poi c’è una perizia calligrafica e anche i tempi e i modi coincidono con la storia”.

Fonte

Claretta Petacci: i diari del 1938

Ogni anno vengono resi pubblici tutti i documenti secretati risalenti a 70 anni prima. Quest’anno è stata la volta dei diari personali di Claretta Petacci datati 1938. In quell’anno Mussolini aveva 54 anni e la sua amante solo 25. La loro relazione era nel pieno fulgore. Mussolini aveva conosciuto la Petacci nel 1932.

Nel 1936 erano diventati amanti. La relazione era tenuta segreta. Il Duce telefonava spesso a Claretta che era molto gelosa conoscendo bene l’animo donnaiolo di Mussolini.

Dai diari della giovane non trapelano retroscena politici, ma mostrano un Mussolini innamorato e appassionato che tra gli impegni di un anno difficile come il 1938 trova il tempo per sentirla sistematicamente più volte al giorno, spesso per incontrarla per poi tornare a casa da donna Rachele.

Le pagine dei diari di Claretta del 1938 sono state sintetizzate da Mauro Suttura e pubblicate su “Oggi” del 4 marzo 2009. Uno stralcio si può leggere sul blog dell’autore a questo indirizzo.

Morto Domenico Leccisi. Trafugò la salma del Duce dopo Piazzale Loreto

Si è spento domenica 2 Novembre, nel giorno della commemorazione dei defunti, al Pio Albergo Trivulzio di Milano, Domenico Leccisi, l’uomo che nella notte tra il 22 e il 23 aprile 1946 trafugò la salma di Benito Mussolini.

Il Leccisi, deputato Msi dal 1953 al 1963, è noto per aver individuato le spoglie dell Duce sepolte in assoluto anonimato nel cimitero

milanese di Musocco e per averle trafugate con l’aiuto di due compilici. La salma venne poi affidata al convento di Sant’Angelo. In seguito, recuperate dalle autorità, le spoglie vennero trasportate nel convento dei cappuccini di Cerro Maggiore nei pressi di Legnano. Vi rimasero fino al 1957 quando il governo le restituì alla famiglia che ne dispose sepoltura a Predappio.

La vicenda è raccontata nel libro ‘La salma nascosta – Mussolini dopo piazzale Loreto da Cerro Maggiore a Predappio (1946-1957)’, di Fabio Bonacina, edito da Vaccari. Per maggioti informazioni cliccare qui

Morte del Duce e della Petacci: Respinto il ricorso di Guido in Cassazione

Dichiarato inammissibile il ricordo di Guido Mussolini dalla prima sezione penale della Cassazione. I legali del nipote del Duce non escludono nuove istanze magari legate all’emergere di nuovi elementi sulla vicenda. Di seguito l’eco sulla stampa della notizia della decisione della Cassazione.

Roma, 10 apr. (Adnkronos) – Non ci sarà nessuna inchiesta sulla morte di Benito Mussolini. Lo ha deciso la

prima sezione penale della Cassazione dichiarando inammissibile il ricorso presentato da Guido Mussolini, il nipote del Duce, che si era opposto alla decisione del gip di Como dello scorso ottobre di archiviare l’inchiesta sulla morte del nonno. Il Duce venne ucciso il 28 aprile del 1945 con Claretta Petacci a Giulino di Mezzegra nel comasco e la difesa di Guido Mussolini chiedeva di non archiviare l’inchiesta sulla morte del Duce sostenendo che si trattava di un prigioniero di guerra e che la sua morte andava trattata alla stregua di quella di un capo di Stato. La Cassazione non ha condiviso la linea difensiva e si e’ allineata alle richieste del pm Alfredo Montagna che aveva chiesto di archiviare l’inchiesta sulla morte.

(Dav/Pe/Adnkronos)
10-APR-08 18:23

Morte di Mussolini, per la Cassazione l’inchiesta va archiviata

La Cassazione ha chiuso definitivamente – almeno per questa fase – il procedimento e le indagini sull’uccisione di Benito Mussolini, aperti lo scorso anno su iniziativa di Guido, nipote del duce. Ieri sera, la prima sezione penale ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso presentato dal discendente di Mussolini contro l’archiviazione del caso disposta lo scorso primo ottobre dal gip di Como. Contro la riapertura delle indagini e dell’inchiesta sull’uccisione di Benito Mussolini si era pronunciato nella stessa giornata di ieri anche il procuratore generale della Cassazione, Alfredo Montagna.
Le motivazioni addotte a favore della prosecuzione del procedimento da parte dei legali del nipote del duce, Carlo Morganti e Luciano Randazzo, vertevano sul fatto che la motivazione del gip fosse ‘meramente apparente’ e che l’omicidio di Mussolini non potesse essere dichiarato prescritto ‘perché non si tratta di un omicidio ordinario ma dell’uccisione di un capo di Stato in violazione della legge sui prigionieri di guerra’.
«Posso già dichiarare – ha dichiarato ieri sera l’avvocato di Guido Mussolini, Luciano Randazzo – che comunque non ci fermeremo qui e siamo pronti a presentare una nuova richiesta di riapertura del caso». I legali di Guido Mussolini, in effetti, sostengono da tempo di avere nuove prove sull’esecuzione del duce.
«Esistono le ormai famose carte inglesi custodite nell’archivio storico britannico – sostiene Randazzo – oltre ai filmati presenti in una sede americana della Cia. Si tratta di elementi importanti e già da tempo avevamo chiesto l’acquisizione di queste nuove prove, che però ci è sempre stata negata. Siamo pronti ora a presentare una nuova richiesta di riapertura delle indagini alla luce di queste prove che a nostro avviso non possono essere trascurate».
Riguardo al filmato, secondo le ricostruzione dei legali di Guido Mussolini, negli archivi dei servizi segreti statunitensi vi sarebbe ben più di un semplice documento sulla fine del duce. Nella sede di Langley, in Virginia, sarebbe conservato e tuttora archiviato come top secret un filmato di tre minuti sui fatti di Giulino di Mezzegra. Si tratterebbe di un documento ripreso da un videoamatore e subito fatto sparire.
L’avvocato Randazzo, nell’autunno scorso, parlò anche di un aggancio diretto con alcune fonti americane per recuperare il filmato. Uno scenario che finora non si è tradotto in pratica. Secondo la vulgata ufficiale, Benito Mussolini, insieme con la storica amante Claretta Petacci, venne ucciso da un commando di partigiani comunisti il 28 aprile 1945 a Giulino di Mezzegra davanti al cancello di Villa Belmonte poco dopo le 16 del pomeriggio. Negli anni, però, la versione è stata ripetutamente messa in dubbio.

Corriere di Como online – Venerdì 11-04-2008 15:02

«L’uccisione di Mussolini fu legale»

ROMA – Non ci sarà un processo sull’uccisione di Benito Mussolini, l’uomo che per più di vent’anni tenne l’Italia sotto la dittatura fascista: lo ha deciso la Cassazione che non ha accolto la richiesta di Guido, uno dei nipoti del duce, di riaprire l’inchiesta sugli ultimi momenti di vita del nonno.
Con la decisione della Suprema Corte – Prima sezione penale – è stata scartata l’ipotesi che la morte di Mussolini sia stata commissionata dagli inglesi ai partigiani di Luigi Longo. E che, dunque, si sia trattato dell’omicidio di un Capo di Stato deciso da una nazione straniera e sul quale la prescrizione non è maturata. Anche la Procura di Piazza Cavour, rappresentata da Alfredo Montagna, aveva chiesto che il reclamo del figlio di Vittorio Mussolini fosse dichiarato «inammissibile» e che venisse confermata l’ordinanza di archiviazione del caso disposta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Como, competente territorialmente, il 1° ottobre del 2007.
Nel Comasco, infatti, furono uccisi il 28 aprile 1945 – dopo essere stati catturati dai partigiani – il duce e la sua amante Claretta Petacci. Ma il tentativo di riapertura delle indagini è stato fatto dal discendente del “capo” del fascismo solo per quanto riguarda la sorte del nonno. A sostenere la necessità di andare avanti con l’inchiesta sono stati gli avvocati Carlo Morganti e Luciano Randazzo.
Nonostante l’udienza si sia svolta a porte chiuse senza la partecipazione diretta dei difensori e del Pg che hanno parlato solo con gli atti scritti – come sempre avviene quando la trattazione riguarda solo aspetti procedurali – l’avvocato Morganti (un garbatissimo e mite ma lucido ottantenne) è venuto stamani in Cassazione indossando la toga, come se dovesse parlare innanzi ai supremi giudici. Già prima della decisione, Morganti ha tenuto a dire che anche in caso di “sconfitta” davanti agli “ermellin” «in un futuro, qualora emergessero prove nuove, potremo sempre tornare a chiedere un supplemento di indagini».
Adesso i supremi giudici hanno trenta giorni di tempo per depositare le motivazioni del verdetto che pone fine al tentativo di riscrivere la storia e di portare sul banco degli imputati i partigiani ancora in vita e coinvolti nella fine di Mussolini. Si dilegua così anche il rischio che rogatorie – della magistratura italiana dirette a Downing Street – creino crisi diplomatiche.

laGazzattadelMezzogiono.it 11/4/2008

Claretta sulla seconda rete tedesca ZDF

Ci ha contattati Cecilia Piti che, per la realizzazazione di un documentario per la Redazione di Storia Contemporanea della seconda rete tedesca ZDF, ricerca contatti con famigliari di Miriam
Petacci o altre persone in grado di dare testimonianza diretta sulla vita e la persona di Claretta Petacci.

Gli interessati che possono dare delle indicazioni o offrire delle testimonianze sono invitati a contattarci e provvederemo a metterli in contatto con la signora Piti.

Un filmato secreto sull’esecuzione del Duce e della Petacci?

L’avvocato del nipote del duce, Luigi Randazzo, sostiene l’esistenza di un filmato sulla fine del Duce (e forse anche sull’esecuzione di Claretta Petacci) che si troverebbe nella sede centrale della Cia a A Langley, in Virginia. Il filmato, di tre minuti, sarebbe tuttora archiviato come top secret e quindi inaccessibile agli organi di stampa.
Riportiamo, di seguito, l’articolo di Paolo Moretti su quest’ultimo giallo apparso sul Corriere di Como On Line il 03-10-2007 .

Caccia al filmato segreto della Cia sull’uccisione di Benito Mussolini
Il legale del nipote del duce non si rassegna. Adesso cerca negli Usa

È l’acronimo onnipresente in ogni intrigo internazionale che si rispetti. Ovviamente non poteva mancare nel giallo storico per eccellenza: le ultime ore di Benito Mussolini.

L’avvocato del nipote del duce, Guido, ne è sicuro: un tassello di quell’enorme mosaico chiamato verità sulla morte del dittatore fascista passa anche da Langley, la sede centrale della Cia. Negli archivi dei servizi segreti statunitensi, secondo l’avvocato Luciano Randazzo, vi sarebbe ben più di un semplice documento sui fatti di Mezzegra. A Langley, in Virginia, sarebbe conservato (e tuttora archiviato come top secret, a dispetto del Freedom of Information Act, che dispone la desecretazione dei documenti anche riservati dopo cinquant’anni) nientemeno che un filmato sulla fine del duce.
Se la magistratura ha messo la parola fine sulla morte di Mussolini, lo stesso non può certo dirsi per l’avvocato Luciano Randazzo, che poche ore dopo l’archiviazione definitiva del fascicolo d’inchiesta sui fatti di Mezzegra aveva esclamato: «Noi andiamo avanti». E che ora rivela: «Ho notizie certe e affidabili riguardo l’esistenza di un filmato di tre minuti conservato a Langley, nella sede centrale della Cia, con le immagini dell’esecuzione di Benito Mussolini. Si tratterebbe di un documento ripreso da un videoamatore e subito fatto sparire. Ora, grazie a una nostra fonte, siamo riusciti a scoprire dove si trova. E intendiamo chiederne una copia».
Passa per gli archivi militari e civili l’inchiesta parallela che il legale di Guido Mussolini, assieme ad alcuni appassionati di storia, vuole proseguire a dispetto dell’archiviazione del fascicolo d’indagine. In realtà l’avvocato romano sperava che a chiedere l’acquisizione dei nuovi documenti fosse direttamente la Procura di Como. Dopo la decisione del giudice per le indagini preliminari, Nicoletta Cremona, di chiudere l’indagine e dichiarare definitivamente archiviato il caso, l’intenzione del legale – e dell’erede di casa Mussolini – è di procedere da soli.
La vera e propria caccia al tesoro alla ricerca della verità sulle ultime ore del duce passa, in particolare, da Inghilterra e Stati Uniti. Nel regno di Sua Maestà, per la precisione nell’archivio di Stato di Richmond, non lontano da Londra, ci sarebbe la lettera datata 1944 con la quale un agente inglese infiltrato nei partigiani avrebbe sottoposto a Winston Churchill in persona il progetto per eliminare Benito Mussolini. Negli States, invece, sarebbero presenti numerosi documenti definiti «interessanti» se non addirittura «risolutivi» dall’avvocato Randazzo, e custoditi – oltre che nel già citato archivio della Cia a Langley – nell’archivio della Marina militare Usa a Washington, nell’archivio governativo, sempre a Washington, e in un paio di archivi privati di appassionati di documenti storici.
«È nostra intenzione andare fino in fondo – conferma il legale di Guido Mussolini – Quanto prima partiremo per Londra e stiamo aspettando notizie certe sul filmato che, secondo la nostra fonte, potrebbe essere custodito in copia anche presso la presidenza del Consiglio dei ministri, a Roma». L’avvocato Randazzo non fa un passo indietro sull’ipotesi che lui ritiene la più accreditata, sulla morte di Mussolini: quella del complotto internazionale, con il coinvolgimento di agenti dei servizi segreti inglesi inviati a caccia del carteggio tra il duce e Churchill.
In un passaggio del decreto di archiviazione, pur non sposando alcuna tesi, il giudice di Como ha definito «argomentata e motivata» la ricostruzione proposta dal professor Aldo Alessiani, medico legale che analizzando – tra l’altro – le foto del cadavere di Mussolini a piazzale Loreto e il verbale dell’autopsia, ha ipotizzato che Mussolini sia morto ben prima del pomeriggio del 28 aprile, il momento che storicamente viene indicato per la morte del duce, e che all’atto della morte Mussolini fosse privo di indumenti, in quanto risultati del tutto integri. Il giallo storico continua.

Paolo Moretti

Claretta uccisa in ‘azione di guerra’: inchiesta archiviata!

Non ci sembra il caso di aggiungere commenti. Vi riportiamo solo la notizia tratta dal sito www.agi.it

MUSSOLINI: GIP, FUCILATO IN GUERRA, ESECUTORI NON PUNIBILI

(AGI) – Como, 1 ott. – Benito Mussolini fu ucciso “per ragioni inerenti alla guerra” e per questo gli esecutori non possono essere puniti. E’ la decisione presa oggi dal Giudice delle Indagini Preliminari di Como, Nicoletta Cremona, sulla morte del Duce. I legali di Guido Mussolini non si danno per vinti e fanno sapere che potrebbero ricorrere alla Corte Europea non prima di aver letto attentamente le motivazioni, riassunte in cinque pagine, che hanno indotto il Gip ad accogliere la richiesta di archiviazione avanzata dal Sostituto Maria Vittoria Isella della Procura di Como. Una archiviazione che appariva scontata ancor prima che fosse aperta l’inchiesta.


D’altronde era stato lo stesso Procuratore Capo, Alessandro Maria Lodolini, a dire neanche tanto tra le righe che l’esposto presentato dal nipote del Duce non avrebbe avuto molte possibilità d’accoglimento. Il Gip ha di fatto respinto l’ipotesi avanzata da Guido Mussolini che con la denuncia presentata lo scorso anno riaprì un capitolo di storia che pareva chiuso da 62 anni. Il reato non e’ solo prescritto, ma secondo il Giudice “l’omicidio del duce – si legge nelle motivazioni di sentenza – rientra nell’ambito di applicazione di un decreto che dispone il non essere punibili tutti quegli atti considerati azioni di guerra”. Il Giudice, tuttavia, considera “argomentato e motivato” il ragionamento sostenuto dal nipote del Duce secondo il quale il nonno e l’amante, Claretta Petacci, non furono fucilati dai partigiani (la versione ufficiale) ma uccisi nel sonno (l’ipotesi dell’omicidio da parte dei servizi segreti britannici) e sottolinea che le varianti storiche non forniscono elementi che diano la possibilità di dedurre con certezza che si tratti di un delitto premeditato. (AGI)