Un filmato secreto sull’esecuzione del Duce e della Petacci?

L’avvocato del nipote del duce, Luigi Randazzo, sostiene l’esistenza di un filmato sulla fine del Duce (e forse anche sull’esecuzione di Claretta Petacci) che si troverebbe nella sede centrale della Cia a A Langley, in Virginia. Il filmato, di tre minuti, sarebbe tuttora archiviato come top secret e quindi inaccessibile agli organi di stampa.
Riportiamo, di seguito, l’articolo di Paolo Moretti su quest’ultimo giallo apparso sul Corriere di Como On Line il 03-10-2007 .

Caccia al filmato segreto della Cia sull’uccisione di Benito Mussolini
Il legale del nipote del duce non si rassegna. Adesso cerca negli Usa

È l’acronimo onnipresente in ogni intrigo internazionale che si rispetti. Ovviamente non poteva mancare nel giallo storico per eccellenza: le ultime ore di Benito Mussolini.

L’avvocato del nipote del duce, Guido, ne è sicuro: un tassello di quell’enorme mosaico chiamato verità sulla morte del dittatore fascista passa anche da Langley, la sede centrale della Cia. Negli archivi dei servizi segreti statunitensi, secondo l’avvocato Luciano Randazzo, vi sarebbe ben più di un semplice documento sui fatti di Mezzegra. A Langley, in Virginia, sarebbe conservato (e tuttora archiviato come top secret, a dispetto del Freedom of Information Act, che dispone la desecretazione dei documenti anche riservati dopo cinquant’anni) nientemeno che un filmato sulla fine del duce.
Se la magistratura ha messo la parola fine sulla morte di Mussolini, lo stesso non può certo dirsi per l’avvocato Luciano Randazzo, che poche ore dopo l’archiviazione definitiva del fascicolo d’inchiesta sui fatti di Mezzegra aveva esclamato: «Noi andiamo avanti». E che ora rivela: «Ho notizie certe e affidabili riguardo l’esistenza di un filmato di tre minuti conservato a Langley, nella sede centrale della Cia, con le immagini dell’esecuzione di Benito Mussolini. Si tratterebbe di un documento ripreso da un videoamatore e subito fatto sparire. Ora, grazie a una nostra fonte, siamo riusciti a scoprire dove si trova. E intendiamo chiederne una copia».
Passa per gli archivi militari e civili l’inchiesta parallela che il legale di Guido Mussolini, assieme ad alcuni appassionati di storia, vuole proseguire a dispetto dell’archiviazione del fascicolo d’indagine. In realtà l’avvocato romano sperava che a chiedere l’acquisizione dei nuovi documenti fosse direttamente la Procura di Como. Dopo la decisione del giudice per le indagini preliminari, Nicoletta Cremona, di chiudere l’indagine e dichiarare definitivamente archiviato il caso, l’intenzione del legale – e dell’erede di casa Mussolini – è di procedere da soli.
La vera e propria caccia al tesoro alla ricerca della verità sulle ultime ore del duce passa, in particolare, da Inghilterra e Stati Uniti. Nel regno di Sua Maestà, per la precisione nell’archivio di Stato di Richmond, non lontano da Londra, ci sarebbe la lettera datata 1944 con la quale un agente inglese infiltrato nei partigiani avrebbe sottoposto a Winston Churchill in persona il progetto per eliminare Benito Mussolini. Negli States, invece, sarebbero presenti numerosi documenti definiti «interessanti» se non addirittura «risolutivi» dall’avvocato Randazzo, e custoditi – oltre che nel già citato archivio della Cia a Langley – nell’archivio della Marina militare Usa a Washington, nell’archivio governativo, sempre a Washington, e in un paio di archivi privati di appassionati di documenti storici.
«È nostra intenzione andare fino in fondo – conferma il legale di Guido Mussolini – Quanto prima partiremo per Londra e stiamo aspettando notizie certe sul filmato che, secondo la nostra fonte, potrebbe essere custodito in copia anche presso la presidenza del Consiglio dei ministri, a Roma». L’avvocato Randazzo non fa un passo indietro sull’ipotesi che lui ritiene la più accreditata, sulla morte di Mussolini: quella del complotto internazionale, con il coinvolgimento di agenti dei servizi segreti inglesi inviati a caccia del carteggio tra il duce e Churchill.
In un passaggio del decreto di archiviazione, pur non sposando alcuna tesi, il giudice di Como ha definito «argomentata e motivata» la ricostruzione proposta dal professor Aldo Alessiani, medico legale che analizzando – tra l’altro – le foto del cadavere di Mussolini a piazzale Loreto e il verbale dell’autopsia, ha ipotizzato che Mussolini sia morto ben prima del pomeriggio del 28 aprile, il momento che storicamente viene indicato per la morte del duce, e che all’atto della morte Mussolini fosse privo di indumenti, in quanto risultati del tutto integri. Il giallo storico continua.

Paolo Moretti