Guido Mussolini non si arrende!

Gli avvocati di Guido Mussolini hanno avanzato formale domanda di riapertura delle indagini per l’uccisione di Benito Mussolini. L’istanza è stata inviata alla Corte d’Appello di Milano, alla Procura di Como, al pubblico ministero Maria Vittoria Isella, alla Procura Generale presso la Corte Suprema di Cassazione di Roma.

I particolari nell’articolo apparso sul Corriere di Como Online del 10 Aprile 2009 che riportiamo fedelmente di seguito.

Caso Mussolini, chiesta la riapertura

L’avevano annunciato. Ora hanno materialmente compiuto il primo passo. Gli avvocati di Guido Mussolini, nipote del duce, hanno formalmente avanzato la domanda di riapertura delle indagini per l’uccisione del fondatore del fascismo. L’istanza è stata inviata a mezzo raccomandata alla Corte d’Appello di Milano, alla Procura di Como – e nello specifico al pm Maria Vittoria Isella – e alla Procura Generale presso la Corte Suprema di Cassazione di Roma.
«Il primo elemento – spiega l’avvocato Morganti – è che proprio nelle conclusioni del giudice per le indagini preliminari di Como venne stabilito che l’uccisione di Benito Mussolini avvenne il 28 aprile 1945 ma nella casa De Maria, dove il duce e Claretta Petacci vennero sorpresi in posizione supina e in abbigliamento succinto». In realtà, poi, l’archiviazione maturò proprio per l’affermata mancanza di premeditazione del delitto, per la sopraggiunta prescrizione dei fatti, per la mancata considerazione dello status di Capo di Stato della Rsi di Mussolini e comunque perché l’episodio fu definito atto di guerra. Fattore, questo, che se non riconosciuto avrebbe potuto aprire qualche spiraglio in più sulla prosecuzione della vicenda processuale.
«Il Tribunale di Como – prosegue l’avvocato Morganti – ha però stabilito con certezza che fu un omicidio e noi chiediamo dunque che si individuino gli autori materiali del reato e i mandanti. Ma soprattutto chiediamo che si cerchino di acquisire i documenti giacenti nell’Archivio storico britannico e al ministero per gli Affari esteri d’Italia, e ancor più i film esistenti nella sede centrale della Cia negli Usa. Servirebbe poi procedere al sequestro della pistola e del mitra precedentemente giacenti al Museo nazionale di Tirana, in Albania, e ora misteriosamente spariti». Tutti materiali – compresa altra documentazione «giacente nell’Archivio storico britannico a firma dell’ambasciatore del Regno Unito in Italia e inviata all’epoca a Winston Churchill» – che secondo i legali del nipote del duce potrebbero giustificare la riapertura delle indagini sul fatidico 28 aprile 1945.
In attesa di sviluppi, comunque, gli avvocati di Guido Mussolini – probabilmente accompagnati dal nipote del duce – saranno a Como alla fine di aprile. «Probabilmente proprio il 28, lo stesso giorno dei fatti del 1945 – dice l’avvocato Luciano Randazzo – E questa volta siamo convinti di riuscire ad andare fino in fondo su una vicenda che deve essere chiarita una volta per tutte». Insomma, ancora una volta, il giallo dei gialli farà discutere. Se nelle aule di Tribunale o soltanto nei bar del Lario è ancora tutto da scoprire.

Emanuele Caso

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